Tagliente e ironico: un Fassari strepitoso porta sul palco la critica alla Tv

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antonello fassari, marcello come cado, teatro, quartieri dell'arte, scuderie palazzo farnese, caprarola, viterbo, CAPRAROLA - Le scuderie di Palazzo Farnese e il cartellone di Quartieri dell'Arte hanno accolto la prima nazionale del nuovo spettacolo scritto a quattro mani da Gianfranco Giagni e Antonello Fassari, che interpreta anche il protagonista. "Marcello, come cado" è il titolo di uno spettacolo tagliente ed ironico (forse autoironico?) in cui Fassari, insieme a Giiulio Forges Davanzati, analizza successi e flop del mondo dello spettacolo, inventando un colloquio intimo con Marcello Mastroianni e altri mostri sacri del passato (guarda l'intervista nell'home page, nella Video Gallery o sul canale YouTube) .

Prima dello spettacolo i due autori sono stati coinvolti in un incontro moderato dal giornalista di Repubblica, Rodolfo Di Giammarco, un frizzante colloquio che è servito da prologo alla messa in scena teatrale.

"Raccontiamo solo la difficoltà di fare questa professione con serietà - hanno precisato Giagni e Fassari -, niente contro la Tv e nemmeno a favore del teatro", cercando un'immediata giustificazione a quanto gli spettatori avrebbero visto dopo: una cinica critica del mondo della televisione e della fiction "alla buona", scritta e portata in scena, e qui nasce il paradosso, da uno degli attori di punta del successo nazional-popolare di Canale5, I Cesaroni.

antonello fassari, marcello come cado, teatro, quartieri dell'arte, scuderie palazzo farnese, caprarola, viterbo, "Oggi con il lavoro televisivo si mangia perché è lì che sono i contratti - ha aggiunto Fassari - ma è un vampiro, se non ti rigeneri sei finito. Voglio spogliarmi il più possibile, non credo più nella recitazione, ma cerco di mettermi sempre più a nudo". E questo testo, "Marcello, come cado", pensato inizialmente per il cinema e diventato poi teatrale è uno spettacolo che lo mette a nudo veramente, e va gustato passo dopo passo, così come è stato creato, con un montaggio preciso, che si sviluppa durante il racconto; uno stile completamente diverso dalla Tv, dove è indispensabile far credere allo spettatore che lui ha già capito tutto dopo 5 minuti, quando invece è la stessa scrittura che svela tutto.

 

antonello fassari, marcello come cado, teatro, quartieri dell'arte, scuderie palazzo farnese, caprarola, viterbo, Lo spettacolo nasce da un sogno, il classico momento onirico dell'attore che "incontra" i grandi di ieri, da Mastroianni, con cui parla, a Ferreri, Da Sica a Fellini, fino a Sordi e Volontè. Un colloquio con questi mostri sacri, che guardano gli spettatori dalle foto in ceramica apposte sulle lapidi, che si compone magicamente con le voci del passato: ritagli dal set, chicche tratte da film, tutto si incastra perfettamente come un mosaico magico e diventa una discussione logica e lineare, dove si inserisce Mastroianni, unico testo scritto su misura per parlare direttamente con Fassari, e l'imitazione di Ferreri, a cui sono comunque attribuite sue frasi storiche che Giagni e Fassari non sono riusciti a rintracciare dagli archivi storici. Una su tutte "Tu non dove pensare", la frase che Fassari dice al suo autista Michele, umiliandolo, commiserandolo, e compatendolo a più riprese. La sua colpa? Essere un giovane ambizioso che vive di gossip sognando un futuro davanti alla telecamera, televisiva ovviamente, che si scontra con un cinico attore, figlio del successo televisivo e vittima delle sue idee e del suo orgoglio.

antonello fassari, marcello come cado, teatro, quartieri dell'arte, scuderie palazzo farnese, caprarola, viterbo, Sul palco però escono lo Yin e lo Yang di entrambi i personaggi, i due volti della stessa medaglia: l'attore arrivato, che sbaglia e paga amaramente le sue scelte (emozionante il racconto della vita sviluppato dalle 60 cassette di sicurezza di una banca, dove i numeri corrispondono all'età e ogni attimo alla propria esistenza), il professionista pieno di sé che crolla disperato davanti ai suoi guai, ma non vuole abbassarsi a fare i "pacchi" anche se ha lo strozzino alle calcagna; dall'altro il giovane che vuole depilarsi le sopracciglia per sembrare il divo del Grande Fratello, un apparente ed eterno entusiasta che cela a fatica una vita difficile, dove è duro arrivare a fine mese, trascorsa in un quartiere periferico che rimarrà tale per sempre, senza alcuna riabilitazione.

antonello fassari, marcello come cado, teatro, quartieri dell'arte, scuderie palazzo farnese, caprarola, viterbo, Un uso geniale delle luci e della scenografia, essenziale e minimalista, se si escludono le lapidi dei "grandi", fondono alla perfezione il testo lineare, ben scritto e assolutamente adatto ai mass-media del XXI secolo. Un finale "de profundis", che non sveliamo, strappa gli applausi del pubblico, che approva e acclama più volte i due attori sul palco. Cala il sipario e gli spettatori, tornando a casa, guarderanno con un pizzico di diffidenza l'elettrodomestico più comune e amato dagli italiani: la Tv.

Terza replica stasera, 30 settembre, sempre nel cartellone di Quartiere dell'arte, diretto da Cervo e Bassetti, alle 21 ancora una volta all'interno del teatro delle Scuderie di Palazzo Farnese.

Teresa Pierini

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