Viterbo

Giallo Cronaca: un nuovo successo targato Salotto delle 6

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“Fermava l’Italia come la Nazionale di calcio e sapeva trasmettere emozioni, che non si comprano al supermercato”, ha esordito Francesco Ceniti, giornalista della “Gazzetta dello Sport”, che con la mamma di Marco, la signora Tonina, ha scritto per Rizzoli “In nome di Marco”.
“Era un campione in bici, riusciva a coinvolgere i suoi fan, ma nel privato era un ragazzo fragile, morto a soli 34 anni”.

Un tuffo nella carriera dello scalatore: il Giro d’Italia, il Tour de France, l’episodio di Campiglio del ’99, con l’ematocrito troppo alto e la successiva immagine di Pantani mela marcia di un albero sano, le rivelazioni di Vallanzasca, avvicinato pochi giorni prima del fatto di Madonna di Campiglio da un detenuto, che gli disse di non puntare denaro sul Pirata, perché sicuramente non avrebbe vinto. Pantani fu ucciso una prima volta proprio dagli esiti di quel test antidoping del 1999, la seconda, e tragicamente ultima, in quel residence di bassa lega a Rimini nel 2004, oggi demolito.

 

 

Alessandro Maurizi: uno scrittore poliziotto amato dall'Arma

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Con il suo ultimo romanzo "Il Vampiro di Munch" Alessandro si è assicurato il premio Fortezza di Sant'Alfonso conferitogli il 25 novembre scorso nell'ambito del concorso letterario Garfagnana in Giallo. Con lo stesso romanzo, il 3 dicembre scorso è arrivato primo al concorso "Bovezzo in giallo&noir" che si tiene ogni anno vicino a Brescia.

Ma la soddisfazione più grossa per Alessandro è stata di certo la vittoria ottenuta nel concorso "Carabinieri in giallo" indetto annualmente dalla rivista "Il Carabiniere". Il suo racconto dal titolo "Senza amore, senza vita" avente per protagonista il maresciallo dell'Arma Vezio De Santis ha ottenuto il primo premio e sarà  pubblicato nella storica collana "Gialli Mondadori".

 

 

Storie di uomini che hanno solcato i cieli: il libro di Marco Petrelli

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Si intitola “A difendere i cieli d’Italia”, casa editrice Ciclostile, e lo ha scritto un giovane giornalista e fotografo free lance ternano, Marco Petrelli, classe 1983, laureato in storia contemporanea all’Università di Firenze.

Il volume, arricchito dalla prefazione del Generale dell’Aeronautica Mario Arpino, da un’intervista al professor Gregory Alegi e da alcune interessanti considerazioni dello storico Fabrizio Carloni, è stato presentato lunedì scorso presso la sede di “Fratelli d’Italia” di Viterbo.

“L’idea del libro – dice Petrelli – è nata l’estate del 2013 quando ho visto a un festival a Senigallia un manifesto degli anni ’50 che ritraeva un aereo da caccia statunitense. Mi sono chiesto chi erano i piloti italiani che decollavano per opporsi alle incursioni aeree anglo-americane, bombardamenti sulle città che proseguirono anche dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Poi, a Perugia, una collega mi ha accennato a un suo parente, Carlo Miani, che era stato pilota dell’aviazione della Rsi.

 
 

Il caporale Domenico Russo medaglia d'oro agli Invictus Game, per non arrendersi mai

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Il militare, ferito in addestramento, è  originario di Vibo Valentia e presta servizio presso il Centro Addestramento Aviazione dell'Esercito di Viterbo.

E' un risultato, ha detto il capo di Stato maggiore, che testimonia la forza di volontà e la determinazione dei nostri soldati  e che riflette pienamente lo spirito degli Invictus Games  espresso dal motto "io non mi arrendo".

 

Ritratto italiano, con angosce, speranze e pensieri, in bilico dalla loggia

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L’appuntamento per gli spettatori era all’interno della Rocca Albornoz, sede del Museo nazionale etrusco, ed evviva sempre e comunque a chi accende una luce sul passato della Tuscia! Tante le persone che si sono presentate all’appuntamento e si sono accomodate “comodamente” sulla loggia del palazzo, fianco a fianco dei quattro attori, Sante Paolacci, Vincenzo De Luca, Giuseppe Orsillo e Simone Ruggiero, incaricati di recitare la traduzione italiana del testo scritto (e per alcuni momenti interpretato) da Kate Pendry, insieme a Madalena S. Helly-Hansen, Melina Tralunis Dahle e Line Starheimsaeter.

La scena inizia nel loggiato, Giovanni (Kate) racconta la sua esperienza, vissuta ormai da giorni tra le mura viterbesi, medievali prima e rinascimentali poi, “….sebbene il sacro rinascimento sia stato soppiantato dal profano medioevo…”.

 

 
 

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