CANINO – Nove mesi di celebrazione in onore di Luciano Bonaparte condensati in una domenica molto intensa per tutta la cittadinanza. Ospiti tre discendenti del principe francese, che ha fatto di Canino la sua seconda patria, con le rispettive famiglie, la giornata è stata completamente dedicata al tricolore, dal verde bianco e rosso al blu bianco e rosso, per una volta uniti ed amici fraterni. Celebrazioni istituzionali e religiose al mattino, visita del territorio tanto amato da Luciano e dai suoi figli nel pomeriggio e una prima teatrale la sera, per un 31 agosto che passerà alla storia della comunità.
A fare gli onori di casa l’associazione culturale Luciano Bonaparte – Canino 2008, che ha ringraziato tutti gli sponsor e il supporto istituzionale per l’importante impegno del bicentenario della proclamazione, passando la parola a Marita Bucci che ha declamato una sua poesia dedicata proprio al principe. Subito dopo il sagrato della Collegiata è diventato lo scenario naturale, perfettamente illuminato da un sapiente gioco di luci, per la messa in scena della prima assoluta de I Bonaparte, principi di Maremma, scritto e diretto da Michele Ranucci, e recitato dalla compagnia Gens Canina. In prima fila i tre eredi maschi di Luciano Bonaparte, accompagnati dalle rispettive famiglie, ospiti di questa giornata di festa e primi spettatori della rievocazione teatrale del loro famoso antenato Luciano.
Lo spettacolo è una sorta di diario dei ricordi, scritto dai principi, dedicato alla popolazione semplice e contadina che li ha accolti con affetto e simpatia. Non mancano ironia e battute in dialetto, rievocazione di antichi personaggi caninesi passati alla storia popolare, ma il filo conduttore è la riabilitazione di Luciano, l’uomo che ha sofferto la cacciata da corte per colpa del fratello Napoleone. Una rivendicazione di orgoglio per il Bonaparte liberale, repubblicano, e perché no, innamorato della sua Alexandrine, ma anche il ricordo di due suoi figli, Pietro e Carlotta. Il primo poeta e amico di bisbocciate e battute di caccia di tanti popolani, che trovano anche il modo per elevarsi, imparare a leggere e scrivere, cosa non comune all’inizio dell’800, la seconda simile al padre, amica della sua dama di corte, che si ostina a far attendere ogni volta, perenne ritardataria anche alla messa.
Nasce così un affresco moderno di un secolo passato, un sogno di una Canino principesca dove anche il popolo può permettersi di sperare. Perfetta la scelta della musiche, inserite nel contesto di un'opera dinamica e mai scontata, che permette anche a chi non conosce nulla della zona di visualizzare luoghi e personaggi, quasi fosse un racconto verista, aiutati da costumi e accessori perfettamente adeguati al tempo. La storia dei Bonaparte di Canino diventa un manifesto che parla di diritti prima negati e poi conquistati, di dignità che risorge nonostante sia stata calpestata.
Tra gli applausi del pubblico, e mentre Violante racconta i sogni segreti di Alexandrine, dedicati al suo Luciano, un aerostato si gonfia di aria calda e spicca il volo, tra spari di mortaletti e stupore degli spettatori. Vola, come volerà l’anima di Luciano, e con essa tutta Canino.
Al termine i discendenti Bonaparte sono stati salutati dal sindaco Pucci e hanno ringraziato tutta la compagnia per lo spettacolo.
Un peccato che Viterbo non abbia colto l'importanza della visita, sopratuttto perché il giorno seguente la delegazione si è recata al museo del Colle del Duomo, dove è presente il busto di Letizia Bonaparte, figlia di Luciano, una parte marmorea del suo monumento funebre. Gli eredi del principe di Canino sono stati accolti da Francesco Aliperti, rappresentante della società Archeoares che ha in gestione il museo.
Teresa Pierini