SORIANO NEL CIMINO – Costanza ha ritirato il riconoscimento dedicato a suo padre con il sorriso di sempre: smagliante e, per certi versi, contagioso. Sentore di una persona brillante, acuta e con un innato senso dell’umorismo. Proprio come lo era lui. La cittadina di Soriano ha celebrato, nel giardino comunale, la prima edizione del premio nazionale “Pietro Calabrese”. A moderare l’incontro la giornalista Susanna Galeazzi e il promotore del premio, Antonio Agnocchetti e Giuseppe Di Piazza. La manifestazione nata da una recente idea, ma dalla forte volontà di alcuni amici, si terrà, ogni anno, al termine del Campionato di calcio per assegnare il riconoscimento della “Castagna d’oro” a un presidente, un direttore generale, a un allenatore, a due giocatori e a quattro giornalisti sportivi.
“Sono felicissima al pensiero che mio padre venga ricordato nel tempo – ha esordito la figlia, nonché volto noto del giornalismo televisivo, Costanza Calabrese - . Papà vive in me, così come faccio io in lui. Nel corso della sua vita mi ha fatto due immensi regali: grazie ai suoi insegnamenti mi ha permesso di essere la donna che oggi sono e, inoltre, mi ha fatto innamorare, sin da piccola, di questo lavoro a dir poco meraviglioso”. Amore e orgoglio. Un sentimento così profondo, e a tratti commovente; sfumatura imprescindibile di un rapporto tra padre e figlia che va oltre l’affetto naturale, fino a sconfinare nella stima professionale.
“Soriano è la perla dei Cimini – ha esordito il sindaco Fabio Menicacci -. Siamo fieri ed entusiasti di lanciare oggi questa iniziativa che, oltre ad avere un indubbio spessore culturale, permetterà di rilanciare, come non mai, l’immagine del paese. Ringrazio tutti i sindaci dei comprensori presenti e le quattro contrade che hanno portato a esibire i propri gonfaloni. Con grande fatica, e molto impegno, siamo riuscito ad avere questa giornata. Al via la prima edizione, di una lunga serie”.
Pietro Calabrese ha iniziato la sua lunga carriera all’Ansa per poi arrivare alla direzione de Il Messaggero, di Panorama e della Gazzetta dello Sport, senza dimenticare le esperienze all’Espresso e in Rai. Un uomo dotato di grande umorismo e di valori semplici, ma rari, come la lealtà. “Ciascuno di noi – ha affermato Stefano Barigelli - guardando indietro, e scavando nel proprio passato, individua degli anni, per così dire, perfetti. I miei sono stati quelli trascorsi con l’amico Pietro. Aveva un tocco, un tono, una distanza tutta sua che permetteva di fare un giornale con grazia e leggerezza”.
Un gentleman del calcio. E’ stato definito così, nel corso dell’incontro, da Edy Reja. Una biografia che farebbe impallidire chiunque: negli ultimi 8 anni, 5 è stato allenatore del Napoli; gli altri tre della Lazio. “Edy è un uomo fortunato – ha spiegato Rivera – che ha sopravvissuto a delle presidenze eccezionali. Potrebbe essere chiamato alla Nazionale quando Prandelli si stancherà. Reja è un uomo che punta sulla qualità”.