MONTEFIASCONE - Prima pellicola in gara all'Est Film Festival, iniziato con tinte gialle: il film "Ciliegine" è stato proiettato in una versione leggermente ridotta, che secondo l'attrice e regista Laura Morante le ha tolto il significato. Un empasse recuperato dalla stessa Morante, che ha descritto la scena mancante, a beneficio di un pubblico che ha affollato la Rocca dei Papi, location al chiuso, scelta dagli organizzatori per la fredda e ventosa serata di domenica (guarda un momento dell'incontro e l'intervista a metà dell'home page o nella VideoGallery)
La regista ha raccontato i 7 anni di travaglio vissuti per portare il film nelle sale, dall'esordio come sceneggiatrice, alla produzione interamente francesce, trasformatasi poi in coproduzione con l'Italia, fino al momento un cui il produttore prescelto non si è tirato indietro e l'opera è stata finanziata dalla stessa Morante e dal marito, per la parte italiana. Protagonista, regista, produttrice e sceneggiatrice: tutto per una pellicola pensata per le donne e dedicata alle donne: "Alle nostre nevrosi, quelle che non ci perdonano - ha precisato la regista - perché agli uomini è concesso avere momenti nevrotici, a noi no, no ce li perdonano mai".
Nell'incontro con il pubblico ha parlato di femminismo, della differenza tra le donne degli anni '70 e queste degli ultimi 20 anni "Dell'immaginario collettivo che ci vede o isteriche o infermierine sexy".
E si apre, raccontando anche un episodio legato alla debolezza: "Ricordo che durante una scena, tempo fa nelle riprese di un film francese, non riuscivo a dire la battuta - ha confessato - e dopo molti ciack sono crollata e sono scoppiata a piangere. In un attimo tutto il set si è svuotato, i francesi considerano queste manifestazioni come personali e quindi hanno pensato di uscire, ottenendo il risultato opposto: mi sono sentita molto più sola e affranta. Ho sempre pensato che volessero aiutarmi, ma sono riusciti a farmi sentire in colpa".
Dopo le confessioni di Laura Morante, accompagnata dal marito e dal figlio, è salito sul palco Ugo Dighero, che ha proposto in prima assoluta il suo nuovo monologo "Rimbocciamoci le natiche", visione catastrofica dei mesi che ci attendono, tra la profezia Maya che ferma l'orologio al 22 dicembre prossimo, ad una nuova discesa in terra di Gesù, che sceglie l'Italia e si trova a trattare con i politici di oggi, e un processo a metà tra il comico e il grottesco, dove Dighero mostra tutte le sue grandi capacità nel caratterizzare personaggi.
Teresa Pierini